La sinfonia del buon Dio

Ed eccoci alla nuovissima Nona di Anton Bruckner con Riccardo Muti alla testa dei Chicago. Una volta tanto partirei dalla copertina del nuovo cd CSO Resound, che ricorda molto da vicino un lp anni Settanta. Il che, detto da noi, è un prezioso e raro complimento. Bello. Pomposa, e nemmeno questo è un difetto, l'esecuzione, tutta giocata sui contrasti fra volumi e masse orchestrali, e fra accelerazioni e rallentamenti del tempo. E' la prima Unvollendete per un Muti che sempre più si scopre a suo agio in questo repertorio, e che dopo essersi concentrato su due sinfonie mediane negli anni Ottanta (4 e 6), ora esplora i confini antipodici della produzione orchestrale del cattolicissimo -e bigottino- compositore austriaco. Se riusciamo a scrostarci via dai timpani la naturale diffidenza verso un direttore che non è mai rientrato nel novero degli specialisti in materia, possiamo scoprire una delle più convincenti None degli ultimi anni, insieme forse a quella di un altro italiano, Riccardo Chailly. Ma non è una sorpresa che direttori non propriamente bruckneriani, o non considerati tali, abbiano lasciato None piene commoventi. E' il caso dell'immenso Lenny Bernstein, che linkiamo nella memorabile performance viennese del 1992 registrata anche per DG "Numérique". Dedicata "al buon Dio", la B9 restò incompiuta alla morte dell'autore, nell'ottobre del 1896. Per molti fu il suo lasciapassare per il Paradiso. 








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