Preludio, fuga e morte



Rigida e appesantita come una grassa matrioska, ma leggera e aerea come un angelo cavalcantiano quando si accomodava sulla seggiola e iniziava a toccare i tasti illuminati da una vecchia lampada di quelle che singhiozzavano flebili nel tinello dei nostri nonni. Tatiana Nikolayeva, scomparsa 24 anni fa a nemmeno settant'anni, sembrava un po' una nonna colta e appassionata, ma rigida e severa alla bisogna. Anche con se stessa, come dimostra la cura maniacale delle sue esecuzioni dello Shostakovic pianistico, di cui fu l'interprete suprema. Nel cuore abbiamo le sue integrali dei 24 "Preludi e fughe", una meditazione in chiave postmoderna sulla lezione bachiana del Clavicembalo ben temperato. Le registrò tre volte, ricevendo diversi premi. Ma una sera di novembre del 1993, a San Francisco, proprio mentre le suonava per la millesima volta, d'un tratto perse conoscenza. L'emorragia che l'aveva colpita a tradimento le fu fatale: spirò dieci giorni dopo, con Bach e Shostakovic nell'anima. E così vogliamo ricordarla.  




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