La geniale antipatia di Kissin


Evgeny Kissin è uno di quegli uomini con gli angoli della bocca naturalmente rivolti all'ingiù, e per questo destinato, già in partenza, a non ispirare immediata simpatia. Le leggende, poi, rincarano la dose, restituendoci l'immagine di un genio solipsistico, scostante, misantropo, sgarbato. Un Benedetti Michelangeli in salsa anglo-russo-israeliana, o giù di lì. Se però si guarda un po' più in là, e si supera una certa epidermica avversione per il personaggio, vi si scopre uno dei più fini interpreti della musica romantica e non solo. A poco più di 45 anni (è nato nel 1971) ha già registrato tantissimo e suonato sui più pretigiosi palcoscenici del pianeta. Tecnica impeccabile che nulla toglie all'espressività, come dimostra il nuovo doppio album, interamente dedicato a Beethoven, che segna il suo ritorno in Deutsche Grammophon dopo la stagione in Rca-Sony. La track list è  da leccarsi i baffi, e comprende fra l'altro le sonate 3, 14, 23, 26 e 32: un percorso ideale dalle influenze neoclassiche alla conquista finale del Romanticismo pieno. Dal 1795 al 1822 o, per dirla in altro modo, dal Direttorio ai primi moti nazionali post-Vienna. Interessante è anche la fetta di carriera di Kissin abbracciata dal progetto: quasi gli ultimissimi 10 anni, dal 2006 al 2016, con "live" registrati un po' ovunque: da Seul a New York, da Amsterdam a Vienna, da Verbier a Montpellier. Dal "cuore" di questo decennio arriva la performance che linkiamo da Youtube: 8 studi di Chopin suonati a Mosca nel 2009, in occasione di un concerto in memoria di Eugeny Svetlanov. 







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