Kurt, sibeliano per specialisti

Mi ricordo che anni fa, entrando in un negozio di musica di Milano, uno di quelli oggi mezzi smantellati dalle tristi logiche del commercio e dell'ignoranza dominante, domandai all'esperto commesso quale potesse essere un ciclo completo di Sibelius economico ma bello (allora, come oggi, i quattrini erano pochi). Senza esitare, si allontanò, aprì uno scaffale a vetri (che nostalgia...) e trotterellando soddisfatto mi mise fra le mani il vecchio cofanetto in cartoncino della Brilliant  che conteneva 5 asciutti compact disc con le sinfonie condotte da Kurt Sanerling alla testa della Sinfonica di Berlino (che non sono, beninteso, i Philharmoniker). Su un tramonto arancio, il decollo di uno stormo di volatili da palude che ricorda più il delta padano che gli immensi e ghiacciati acquitrini finnici finniche. Roba da vecchia Ddr. Avevo già ascoltato alcune sinfonie isolate condotte da Ormandy negli Usa, e possedevo la splendida edizione Decca anni '60 con un elettrico Maazel e i Wiener, e non nascosi la mia perplessità. Ciononostante seguii il consiglio e investii poche migliaia di lire. Giunto a casa, iniziai -chissà perché- dalla Terza. Mi trovai avvolto in un Sibelius vivace e ruvido da far venire i brividi. Ne fui subito rapito, e l'innamoramento dura ancor oggi. 




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