Addio alla vita






Come congedarsi dalla vita? Per Beethoven l'addio ha l'incedere di un quartetto, il numero 15 op. 132, non l'ultimissimo ma di certo il più intenso dei sei finali. 
Come a dire, alla fine tutto si riduce a un unico pensiero, fisso, mentre il mondo intorno a noi si spegne e forse iniziamo a volare. 
Beethoven, morto nel 1827 -come Ugo Foscolo- fu la prima vittima illustre della maledizione della nona sinfonia, che poi avrebbe colpito anche Schubert (l'anno successivo), Spohr, Dvorak ma soprattutto Bruckner e Mahler, i sinfonisti che noi amiamo. 
E che la morte la videro più o meno nello stesso modo: con la musica che si spegne.
Così il terzo movimento di Bruckner 9, l'ultimo completato: l'autore morì al pianoforte, l'11 ottobre del 1896, mentre appuntava il quarto, e subito salì in Paradiso, come mostra l'immagine in bianco e nero (la figura tozza di Anton Bruckner, in basso a sinistra, si presenta con fare impacciato e dimesso agli angioletti e alle anime beate). Lo sentiamo nella resa dell'immortale Celibidache, nascosto da picchi innevati.
Così il quarto tempo di Mahler 9, e qui il riferimento è Lenny Bernstein. Musica che si spegne, con la vita, ma in modo più inquieto rispetto al cristianissimo Bruckner: si avvertono gli ultimi sussulti graffianti di un'anima che non si arrende. Era il 1911. 






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